L’ Azione Riformista, 14 agosto 1919.
"La mentalità di un industriale che voglia meritare tale nome ed essere onorato e onorevole, dovrebbe essere quella di un produttore e di un organizzatore, non quella di uno speculatore. Lo scopo preciso che un industriale deve prefiggersi è quello che la sua officina produca molto bene, così da crearsi una buona reputazione. L'idea del guadagno deve passare in seconda linea. Succede per l'industriale serio quello che succede per l'artista vero che deve mirare alla perfezione della sua opera più che al lucro che da essa ne ricaverà. Per l'industriale come per l'artista, è certamente una necessità, ma si deve in ogni caso riflettere che l'utile sarà tanto maggiore quanto più perfetto riuscirà il lavoro e per ottenere ciò non deve esservi altra mira che la perfezione dei prodotti. Il produrre bene è più difficile soprattutto richiede più tempo e più pratica che il produrre male, ma esso è l'unico modo realmente onesto e sano e a lungo andare anche il più profittevole. Questo metodo è poco apprezzato da molti che si chiamano industriali perché hanno investito dei capitali nelle industrie e sono esponenti nelle industrie, altro non vedono che un affare; ma questi più che industriali sono affaristi e costituiscono una vera calamità per il buon nome dell'Italia. Infatti proprio ad essi si deve imputare il fatto che i nostri industriali non hanno quella estimazione che si meriterebbero se sapessero svincolarsi dai metodi affaristici, i quali non solo costituiscono un disastro morale, ma a lungo andare, conducono a disastri finanziari le stesse industrie che li seguono."